sabato 11 febbraio 2012

UNIVERSITA' FACILE

  • "Non ce la farò mai"
  • "Non serve che studio, tanto non sono bravo in questa materia"
  • "Non serve che studio, tanto il professore mette i voti come li pare e piace. Non dipende da me"
  • "Sarà terribile se la mia ansia sarà visibile durante l'esame. Poi va a finire che inizio a balbettare e non mi ricordo più nulla di quello che ho studiato" 
  • "Sicuramente adesso mi chiede quello che non so"
  • "Sapevo che mi sarei dovuto mettere a studiare subito e invece, come al mio solito, mi ritrovo all'ultimo. Adesso ci vorrà solo un miracolo per farmi studiare tutto il programma!"
  • "Non sono riuscito a superare l'esame, sono un perfetto idiota!"
  • ...
E questi sono soltanto alcuni dei pensieri che frullano nella mente di uno studente prima dell'esame, ovvero nella fase di preparazione, durante l'esame e dopo!!

Sapete che hanno un termine specifico e, soprattutto, che sono comuni a tutti gli esseri umani?
Si chiamano PENSIERI DISFUNZIONALI e il primo psicologo a dare estrema importanza a questi nella terapia (Rational Emotive Therapy) fu Albert Ellis, nel 1955.
Seconodo Ellis tutti gli uomini hanno la tendenza a pensare e ad avere convinzioni irrazionali, a usare poco la logica e il ragionamento e a formarsi una visione del mondo più o meno lontana dalla realtà. 
Dove sta il problema?
Nel fatto che con questo modo di pensare le persone si producono stati d'animo ed emozioni spiacevoli, mettendo in atto comportamenti negativi, non oggettivi e, a volte, anche assurdi, portando il soggetto a vere forme psicopatologiche.
Qualcuno di voi sa già che i problemi coi quali ci confrontiamo non derivano tanto dalla realtà in sé e per sé ma dal modo con cui noi la leggiamo e interpretiamo
Il motto della PNL (Programmazione Neuro-Linguistica) è "LA MAPPA NON E' IL TERRITORIO".
Ebbene si!
La nostra mente è lo strumento più potente per intervenire nel mondo ma anche il più pericoloso: spesso ci fa vedere delle cose distorte o, ancora peggio, che non esistono (pensa, come con le 
illusioni percettive, così avviene anche con i problemi: la mente deforma i problemi non vedendoli, oppure vedendoli anche se fisicamente non esistono affatto; in questi casi la mente si trasforma 
in uno strumento del tutto inabile ad affrontare e a risolvere i problemi).


IL MODO IN CUI CI SENTIAMO EMOTIVAMENTE DIPENDE DA COME PENSIAMO


Collega studente, devo svelarti un segreto...
questi pensieri non portano a nulla di buono (penserai tu "Grazie tante! Si chiamano 'disfunzionali' per qualche motivo, no?" ;) )
E allora, se lo sai, perché non cambiarli?
Gli esseri umani sono bravissimi nell'arte di perseverare...almeno in questo caso!
Ho un pensiero, so di averlo, osservo le conseguenze di questo (a volte conducono alle conseguenze che ti eri immaginato, altre volte la tua parte logica prende il sopravvento e tutto va a buon fine...ma ti sei rovinato il percorso!) e sei costretto comunque di riutilizzare quel tipo di pensiero per le situazioni future.
Aspetta!
Ho scritto "SEI COSTRETTO"...hai visto? I pensieri disfunzionali hanno una caratteristica specifica: sono automatici
Cosa vuol dire? 
Che non decidi di averli! PERO'..... PUOI DECIDERE DI CAMBIARLI.

Qui qualche trucchetto per te!
  1.  ASCOLTATI: sì, ascoltati. FERMATI
  2. CONSIDERA il pensiero disfunzionale che hai in quel momento, IDENTIFICALO e RAZIONALIZZALO
  3. CAMBIALO
La PNL ha creato delle strategie davvero divertenti per queste situazioni! 
Sfortunatamente, non posso spiegarti in questa sede i metodi più simpatici. Ti rovinerei la sorpresa semmai decidessi di frequentare qualche corso!
Ti accenno però alla tecnica utilizzata da Ellis, il cosiddetto 'modello ABC'.
  1. A (= activating event, evento scatenante): si tratta di contestualizzare il pensiero avuto, rispondendo alle seguenti domande:
    - Dove mi trovavo?
    - Con chi mi trovavo?
    - Cosa stavo facendo?- Cosa è accaduto?
  2. B (= belief, convinzioni): consiste nell'identificare e definire accuratamente i pensieri e le idee che hai avuto:
    - Cosa sto pensando di me?
    - Cosa mi fa capire di me stesso?
    - Cosa temo possa accadere?
    - Se è vero, qual'è la cosa peggiore che potrebbe accadermi?
    - Quali immagini o ricordi mi fa venire in mente questa situazione?
  3. C (= consequences): ovvero le conseguenze emotivo-comportamentali che seguono il pensiero disfunzionale. Ellis consiglia questa tecnica:
    - Descrivi il tuo stato d'animo (che sia di ansia pre esame, paura di fare una brutta figura, rabbia perché hai avuto un vuoto di memoria durante la prova...)
    - Valuta il tuo stato da 0 a 100.
    - Descrivi il tuo comportamento
A questo punto avrai ben chiara la situazione oggettiva e reale.
ADESSO che fare?
Chiediti se questo pensiero corrisponde alla realtà, se hai vissuto esperienze che diano prova del fatto che questo pensiero non è completamente vero.
E ancora, domandati:
        - Serve a farmi sentire come vorrei essere?
        - Serve a farmi raggiungere i miei scopi presenti e futuri?

Come avrai notato anche tu, il metodo descritto si focalizza molto sulla descrizione del pensiero lasciando pochissimo spazio alla definizione di pensieri positivi.
Una critica che mi sento di fare a tal proposito riguarda il metodo con cui vengono sostituiti pensieri funzionali a quelli negativi:
Non siamo stupidi! Insomma, ti sarà capitato di dirti "Lo so che non devo pensare così! Sono bravo e ce la farò a fare tutto! Non avrò l'ansia e proverò ad essere meno insicuro"
E ha funzionato???
Mmm... direi di no... 
Vedremo quali strategie adottare per interiorizzare e rendere davvero forti i pensieri positivi! 






"Le nostre convinzioni possono plasmare, influenzare o perfino stabilire il nostro grado di intelligenza, di salute, di relazioni, di creatività, addirittura il nostro grado di felicità e di successo personale"

Robert Dilts, Il potere delle parole e della PNL



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